25 settembre 2008

MARCO PARISI nell'Olimpo del ciclismo

Un associato della Sezione Di Firenze nell’olimpo del ciclismo

Marco Parisi, osservatore, ha percorso il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix

Una storia di altri tempi, di prima del motore, quando si correva per rabbia o per amore, ma tra rabbia ed amore il distacco già cresce…”: con questi versi Francesco De Gregori ne “il bandito ed il campione” – dove canta la leggendaria storia di amicizia tra il campionissimo ciclista Girardengo ed il bandito Sante Pollastri –  traccia una poetica linea divisoria tra due categorie di ciclisti, ed i loro destini. La differenza è tutta nelle motivazioni. La differenza la fa la passione, quella stessa passione che può portarti ad indossare per anni la divisa di arbitro o a percorrere 544 kilometri in sella ad una bicicletta; o tutte e due le cose. È il caso di Marco Parisi, osservatore arbitrale della sezione AIAGiacinto Zoli” di Firenze e della sua incredibile esperienza: dopo due anni di dura allenamento finalmente riesce a coronare uno dei tanti sogni della vita,  percorrere, da amatore, le due classiche del ciclismo più importanti a livello mondiale, ossia il Giro delle Fiandre (284 kilometri, diciassette muri (salite) con pendenza fino al 24%) e la Parigi-Roubaix (260 kilometri di pave (percorsi di pietra disconnessi), tratto durissimo definito, infatti, la follia del ciclismo). Il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix per qualsiasi ciclista hanno lo stesso potere evocativo di San Siro, Old Trafford, Santiago Bernabeu, per ogni amante del calcio: “È stata davvero una grandissima emozione scattare in cima al mitico muro di Grammont, al Bosberg, percorrere la famigerata e massacrante foresta di Arenberg” – rivela Marco– “Due anni di duro allenamento e 544 kilometri di tanta fatica, ma ne è valsa davvero la pena: è straordinaria, poi, la passione che in Belgio circonda il ciclismo, sentito come una religione”. Probabilmente la stessa carica emotiva di un fiorentino che ogni giorno divide il suo tempo tra lavoro, famiglia, bicicletta e sezione arbitri: “Quella per il ciclismo è una passione che mi porto dentro da quando ero bambino ed è diversa, ma non per questo maggiore, di quella che ho per l’arbitraggio ” – conclude Marco – “Sono due mondi ai quali sono legato tantissimo e dai quali non ho alcuna intenzione di separarmi”.

Articolo di: Gaetano Cervone